Aegritudo Perdicae

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Aegritudo Perdicae
AutoreAnonimo
PeriodoV-VII secolo d.C.
Editio princepsBaehrens, Poetae Latini Minores vol. V, Lipsiae 1883
Genereepillio
Lingua originalelatino

Aegritudo Perdicae, tradotto come "la malattia di Perdica" o anche "di Perdicca", è il titolo di un carme latino di 290 esametri, risalente all'epoca tardoimperiale o altomedievale,[1] di autore ignoto, risalente a un periodo all'incirca tra il V e il VII secolo dopo Cristo.

Autore, datazione e modelli[modifica | modifica wikitesto]

L'autore è ignoto, sebbene gli studiosi abbiano riscontrato similitudini con lo stile di Draconzio – motivo per cui, a volte, ne è stata proposta l'attribuzione.[2] Emil Baehrens, editore principe dell'opera, riteneva che l'autore fosse un africano.[3] Elementi stilistici e linguistici sostengono una datazione al VI o VII secolo d.C., forse in area spagnola (all'epoca sotto il dominio dei Goti).[1]

La vicenda di Perdica è anche in Claudiano, Carm. min. 8;[4] Draconzio, Romulea 2 (Hylas), 49-72;[5] e in Fulgenzio, Mythogr. 3, 2.[6] Massimo Lenchantin de Gubernatis riteneva che un'altra fonte d'ispirazione possa essere stata la Vita d'Ippocrate attribuita a Sorano (II sec. d.C.).[7]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Venere, offesa dal principe Perdica, ingiunge a Cupido di colpirlo con una delle sue frecce. Il principe si innamora così della sua stessa madre e a nulla vale l'intervento dei medici di corte. Solo Ippocrate intuisce, per caso, la causa del male, ma non riesce a trovarvi una cura. Disperato, Perdica si toglie la vita.[7]

Conservazione e tradizione manoscritta[modifica | modifica wikitesto]

L'opera è conservata dal solo manoscritto Londra, British Library, Harley 3685 (XV sec.), ff. 21v-25v [H], già di proprietà di Konrad Peutinger. Il testo è viziato da numerose corruttele.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Zurli 1987, p. VI.
  2. ^ Sulla paternità del poemetto e la difficoltà di attribuirlo a Draconzio, vd. Wolff 1988 e Zurli 1996. In generale, vd. anche Zwierlein 2017.
  3. ^ L'ipotesi è accolta da Zurli 1987, pp. V-VI; cf. in particolare p. V, dove si rimarca come, "a parte Claudiano", gli autori che menzionano la vicenda siano entrambi africani.
  4. ^ Claudius Claudianus, Carmina, edidit John Barrie Hall, Leipzig, B. G. Teubner Verlagsgesellschaft, 2010 [1985], p. 345, ISBN 978-35-9871-240-1.
  5. ^ Dracontius, Carmina profana, recensuit Otto Zwierlein, München - Boston, Walter De Gruyter GmbH, 2017, pp. 4ss., ISBN 978-3-11-050124-7.
  6. ^ Zurli 1987, p. V.
  7. ^ a b Lenchantin de Gubernatis 1935.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Edizioni[modifica | modifica wikitesto]

  • LIII. Aegritudo Perdicae, in Poetae Latini Minores, edidit Emil Baehrens, V, Lipsiae, in aedibus B. G. Teubneri, 1888, pp. 112-125.
  • Aegritudo Perdicae, recognovit Loriano Zurli, Monachi et Lipsiae, K. G. Saur, 2001 [1987], ISBN 3-598-71007-0.
  • La Aegritudo Perdicae rivisitata, a cura di Antonino Grillo, Messina, EDAS, 2007, ISBN 978-88-7820-268-9.
  • La malattia di Perdicca, a cura di Lara Nicolini, Collana Letteratura universale, Venezia, Marsilio, 2023, ISBN 978-88-297-1935-8.

Studi[modifica | modifica wikitesto]

  • Martin Schanz, Carl Hosius e Gustav Krüger, Geschichte der römischen Literatur bis zum Gesetzgebungswerk des Kaisers Justinian, IV.2, München, Beck, 1920, pp. 1033ss.
  • Massimo Lenchantin de Gubernatis, PERDICA, Malattia di, in Enciclopedia Italiana, 1935.
  • Étienne Wolff, L'Aegritudo Perdicae, un poéme de Dracontius?, in Revue de philologie, de littérature et d'histoire anciennes, vol. 62, 1988, pp. 79-89.
  • Loriano Zurli, L'Aegritudo Perdicae non è di Draconzio, in Carlo Santini, Loriano Zurli (a cura di), Ars narrandi. Scritti di narrativa antica in memoria di Luigi Pepe, Napoli, ESI, 1996, pp. 233-61, ISBN 9788881143597.
  • Otto Zwierlein, Anhang: Dracontius und die 'Aegritudo Perdicae', in Die "Carmina profana" des Dracontius. Prolegomena und kritischer Kommentar zur Editio Teubneriana, Berlin - Boston, Walter De Gruyter GmbH, 2017, pp. 275-302, DOI:10.1515/9783110527537-004, ISBN 9783110527537.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]